mercoledì 5 giugno 2013

Le luci e le ombre di Studio Azzurro



Sono molte le parole che ci vengono in mente guardando i video delle performance di Studio Azzurro. Identità, ad esempio, e poi disagio, movimento, contatto. Ma anche ambiente, penetrazione, evasione. Dentro e fuori, sempre, il reale e il virtuale. 

Un’esperienza artistica, quella di Studio Azzurro, alla ricerca, dal 1982, di un ‘luogo possibile’ per un ‘uomo possibile’. Che si avvolge, si rotola, si annulla nella luce e nell’ombra, che cerca di uscire dalla sua gabbia senza riuscirci mai, e senza essere capace di far entrare il ‘visitatore’ nel suo mondo virtuale, alienante, magico. Un mondo che è sogno e incubo; e alla fine, per Studio Azzurro come per lo Shakespeare di Romeo and Juliet, ci si dovrebbe chiedere quale sia mai la ‘sostanza dei sogni’.


Tavoli. La donna è distesa sul tavolo e dorme. Silenziosa. Vien fatto di toccarla e lei si muove irritata, cambia posizione, si nega al contatto indiscreto. La mano che la segue riesce a farla fuggire, scompare dal tavolo e si trascina via anche il lenzuolo su cui era posata.


Tamburi. Nei tamburi sono ritratte delle grandi mani chiuse. Battendo il ritmo le mani si aprono, mostrano i doni che contengono, piccole cose scaramantiche e magiche, simboli certi di speranze incerte. Si suonano ancora i tamburi e le mani si caricano di ragnatele di segni, solchi che si agitano e si muovono fino ad andarsene.


Il Giardino delle anime. Nel giardino le anime nuotano sottotraccia, ombre nere, fantasmatiche. Ruotano nell’acqua e seguono i nostri passi. Quando un bambino si getta in quel mare luminoso le ombre nuotano con lui e cercano di uscire dai loro abissi per muoversi in superficie oppure per trascinare il visitatore nell’acqua azzurra, in profondità.


La Pozzanghera. Momenti intensi, irripetibili, d'infanzia. Cercare di saltare al di là della pozzanghera, lambirla con il piede, far schizzare un po' d'acqua. Rincorrersi con gli altri bimbi, felici e impauriti per penetrare quel gioco antico e nuovo. Ma si tratta solo di un gioco?


Ombre di passaggio. Pinocchio è un'ombra. Burattino o bambino perbene? La scelta tra l'una e l'altra possibilità è sempre stata una delle chiavi per avvicinarsi al capolavoro di Collodi. Nelle ombre di Studio Azzurro le avventure di Pinocchio accompagnano alla sua inevitabile trasformazione.

Le ‘macchine meravigliose’ che Fabio Cirifino, Paolo Rosa, Stefano Roveda e Leonardo Sangiorgi preparano per il teatro, per il cinema, per i musei, per le mostre hanno sempre come punto di partenza l’uomo. Che vuol trovare un suo ambiente, una sua collocazione, una sua pace. Chiama, quell’uomo virtuale al di là dello schermo, il visitatore: vorrebbe uscirgli incontro, toccarlo, o farlo entrare. Non ci riesce perché la porta tra i mondi è ancora chiusa. Potrebbe aprirsi da un momento all’altro e i fantasmi digitali di Studio Azzurro non smettono mai di provare a forzare aperture che non si schiudono, né di provare ad arrampicarsi su specchi su cui, proverbialmente, non ci si può arrampicare. Continuano a nuotare in acque che lasciano solo intravedere un mondo ancora distante e separato.

Quella di Studio Azzurro è la guerra totale, senza fine, del mondo reale contro il virtuale. Sono le due metà della mela che non riescono a riunirsi. Ci provano continuamente, ancora non ce la fanno, ma siamo certi che è solo questione di tempo. (da Socialdesignzine)

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