lunedì 30 aprile 2012

Vieni o Maggio t'aspettan le genti...

 

Inno del Primo Maggio
Versi di Pietro Gori
Musica di Giuseppe Verdi


Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol


Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir


Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l'arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all'eterno sudor!


Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l'ozio e de l'or


Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè


Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all'aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!



Il bicchiere vuoto di Etienne

"Ho guardato attentamente il catalogo della Bologna Children's Book Fair intitolato Illustrators Annual 2012. Bell'oggetto, splendido per la riproduzione delle immagini e per la stampa. (...)
2685 illustratori hanno inviato ciascuno cinque disegni, che formano i loro dossier. E i cinque membri della giuria, venuti dal Giappone, dalla Francia, dall'Italia, Inghilterra e Polonia ne hanno scelti 72 per la mostra e li hanno inclusi in catalogo. (...)
Cosa resta di questa selezione severa? Niente, rien, nothing, nichts, nada, possiamo compitarlo in tutte le lingue. Un po' di polvere sull'angolo del tavolo. Mi trovate duro?.."



Illustrazione di Etienne Delessert

Le parole sono di Etienne Delessert, che le ha pubblicate in un lungo articolo, che merita di essere letto integralmente, su Magazine Ricochet Jeunes.
Etienne vede il bicchiere talmente mezzo vuoto che fa venire il capogiro. Non che abbia tutti i torti, al contrario, ma il suo esame della situazione attuale è talmente sconsolato e pessimista da non lasciar via di scampo, e coinvolge tutti, dagli autori e gli illustratori, sempre e comunque senza idee e aggiogati al carretto del trend del momento, agli editori, interessati più a cercare quello che si può vendere nell'immediato a detrimento di quello che vale, alle scuole d'arte e di design, sempre più povere e incapaci di insegnare, e sempre più succube dei sistemi computerizzati. Un mondo senza speranza, che non salva niente e nessuno e coinvolge tutto e tutti in un cosmico paratrac. E come farà la Fiera - si chiede ancora Etienne - a celebrare l'anno prossimo i suoi cinquant'anni in questa pochezza miserabile di idee e di risultati?

Naturalmente non siamo completamente d'accordo con Delessert perché la situazione non ci appare così disperata e, a fronte della tanta approssimazione che il nostro stigmatizza, si vedono anche moltissimi tentativi seri e meditati, tante idee segnalabili, tanto fermento di interesse, magari ingenuo e acerbo, da parte di tantissimi giovani. È un mondo in movimento e trasformazione e siamo francamente più curiosi di capire quali ne saranno gli esiti che di affossarlo sotto una definitiva pietra tombale.

Illustrazione di Etienne Delessert

L'articolo di Etienne Delessert è comunque un segnale d'allarme che sarebbe sciocco ignorare o mettere in non cale, sopratutto venendo da tale pulpito. Evidenzia problemi che ci sono, molte situazioni di confusione e di difficoltà. Per questo dovremo riflettere con attenzione: altrimenti 'il bicchiere mezzo vuoto' di Delessert resterà il mugugno stizzito, quasi il rigurgito acido di uno stomaco molto irritabile.

sabato 28 aprile 2012

Una borsa per Giovanni Mulazzani

Libero Gozzini e Guido Scarabottolo lanciano l'idea di una borsa di studio per ricordare Giovanni Mulazzani, scomparso da pochi mesi, che dovrebbe essere attivata presso i corsi del MiMaster di Milano.

Giovanni Mulazzani, due copertine per Bar Sport, di Stefano Benni

L'idea, ancora embrionale, dovrebbe sostanziarsi con una mostra di lavori recenti di Giovanni (a cura di Guido Scarabottolo) da tenersi presso la Galleria l'Affiche di Milano nel corso del prossimo mese di Giugno e, contestualmente e sempre all'Affiche, un'asta di disegni e opere messe a disposizione da illustratori e artisti amici. Adriano Gentilucci si occuperà dell'asta in Galleria, i cui proventi saranno destinati a finanziare la borsa di studio.


Chi vuol partecipare all'iniziativa può prendere contatto con Guido Scarabottolo, Arcoquattro, via Custodi 16, Milano, e-mail:scarabottolo@arcoquattro.it.
Per parte nostra manderemo in rete gli aggiornamenti sull'iniziativa.

venerdì 27 aprile 2012

Città invisibili

Guadato il fiume, valicato il passo, l'uomo si trova di fronte tutt'a un tratto la città di Moriana, con le porte d'alabastro trasparenti alla luce del sole, le colonne di corallo che sostengono i frontoni incrostati di serpentina, le ville tutte di vetro come acquari dove nuotano le ombre delle danzatrici dalle squame argentate sotto i lampadari a forma di medusa. Se non è al suo primo viaggio l'uomo sa già che le città come questa hanno un rovescio: basta percorrere un semicerchio e si avrà in vista la faccia nascosta di Moriana, una distesa di lamiera arrugginita, tela di sacco, assi irte di chiodi, tubi neri di fuliggine, mucchi di barattoli, muri ciechi con scritte stinte, telai di sedie spagliate, corde buone solo per impiccarsi a un trave marcio.
Da una parte all'altra la città sembra continui in prospettiva moltiplicando il suo repertorio d'immagini: invece non ha spessore, consiste solo in un dritto e in un rovescio, come un foglio di carta, con una figura di qua e una di là, che non possono staccarsi né guardarsi. (Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

Disegno di Saul Steinberg, 1954

Marco Polo racconta al Kublai Kan le città che ha visitato e che fanno parte dello sterminato impero del Kan. Sono città fantastiche e improbabili, esercizi di metascrittura che Italo Calvino dettò nel 1972 e che ci raccontano sensazioni e stati d'animo che stimolano la fantasia e l'immaginario. Un esercizio di alta classe letteraria che diventa laboratorio creativo, a cura dell'Istituto italiano di Cultura di Budapest e della Scuola Internazionale dell'Illustrazione di Sarmede.

Partendo dallo spunto letterario di Italo Calvino, il corso, che si terrà presso la sede di Budapest dell'Istituto Italiano di Cultura, dall'11 al 15 giugno 2012, sarà tenuto da Eva Montanari, docente della Scuola, nonché autrice e illustratrice pubblicata in Italia, Francia, Stali Uniti, Inghilterra, Germania, Giappone e Taiwan. Allievi previsti tra 15 e 25.

Eva Montanari a Sarmede, 2011

Maggiori informazioni prossimamente sui siti www.sarmedemostra.it e www.iicbudapest.esteri.it/

giovedì 26 aprile 2012

Illustrazione d'antan. 1. Vsevolod Nicouline


La leggenda del Gral, Utet, 1938

Le notizie biografiche su Vsevolod Nicouline, artista nato a Nikolaev (Ucraina) nel 1890 e morto nel 1968 a Milano, ci dicono che, arrivato in Italia dopo molte peripezie seguite alla rivoluzione d’ottobre (a Odessa e Costantinopoli lavorò come scaricatore di porto e guardiano di chiatte), fu impiegato dapprima come modello per gli studenti dell'Accademia d'arte genovese e, più tardi, quando fu riconosciuto il suo talento, illustrò molti volumi per la “Scala d’oro” della Utet (ad esempio la Leggenda del Gral, di cui presentiamo alcune tavole).

La leggenda del Gral, Utet, 1938

La leggenda del Gral, Utet, 1938

Collaborò a lungo anche con Hoepli. Possiamo ricordare, ad esempio, un felicissimo risultato per Il gallo d’oro di Aleksander Puskin, dove la fissità e la compostezza dell’immagine, quasi da icona, si stempera in toni più tenui, colori più sfumati, bordature meno evidenti.

Il Gallo d'oro, Hoepli, 1953

Pur senza rinunciare ad una prodigiosa abilità descrittiva, e attento sempre alla grande lezione ‘etnica’ del grande Bilibin, Nicouline sembra anche per molti versi ispirarsi ad un celebre fumetto americano, Little King di Otto Soglow, che risolveva graficamente ogni tensione nella dolcezza e sinuosità della linea.

Il Gallo d'oro, Hoepli, 1953

Il Gallo d'oro, Hoepli, 1953

Certo, non solo questo in Nicouline, poiché nell’artista ucraino il colore ha importanza fondamentale. Maestro nel creare sfumati di deliziosa suggestione, Nicouline illustra così gran parte dei suoi libri più importanti, dalle Mille e una notte per Hoepli (1952) alle Avventure di Pinocchio per Italgeo (1944).

Le mille e una notte, Hoepli, 1952

Le mille e una notte, Hoepli, 1952

Nelle tavole di Pinocchio l’artista ci offre territori e interni dall’architettura rigorosa e semplice; i personaggi sembrano abitarli con pudore, timorosi quasi di prender troppo campo. Così è Pinocchio che si getta in mare dallo scoglio in aiuto della barchetta di Geppetto, così i Carabinieri che arrestano il burattino dopo la rissa con i compagni sulla spiaggia, così il drammatico inseguimento del Pesce-cane.

Le avventure di Pinocchio, Italgeo, 1944

Le avventure di Pinocchio, Italgeo, 1944

Le avventure di Pinocchio, Italgeo, 1944

La puntigliosità, il decorativismo, quasi, con cui Nicouline affronta Pinocchio non si risolve però in un’interpretazione eccentrica ma semmai nella riconferma dei valori propri, culturali e etnici, dell’artista. Così la Fata dai Capelli Turchini diventa una sorta di Regina delle Nevi, il Teatro dei Burattini è posto sulle rive di un «qualcosa» che benissimo potrebbe essere il Mar Baltico e i marinai che fuggono per l’intervento del Pesce-cane hanno una parentela, diremmo fraterna, con quelli dell’incrociatore Potëmkin.

Le avventure di Pinocchio, Italgeo, 1944

Le avventure di Pinocchio, Italgeo, 1944

Le avventure di Pinocchio, Italgeo, 1944

Vsevolod Nicouline non fu però solo illustratore. Si provò anche nella scenografia teatrale, e con risultati importanti, se è verò che ebbe a lavorare, tra gli altri, per la Scala di Milano, per il Metropolitan di New York e per i Balletti Russi.

Imago Italiae, Farmitalia, 1950

Nicouline fu popolarissimo, nelle generazioni che fecero le scuole negli anni tra i ’50 e i ’60 del secolo scorso, sopratutto per le grandi cartine geografiche di Imago Italiae che, prodotte dalla Farmitalia, andarono a comporre un grande e suggestivo atlante del paese e indicarono una via didattica, colta e popolare al tempo stesso, che fu esempio per molta cartografia degli anni successivi.

mercoledì 25 aprile 2012

Approfondire la Fiera

Jeanine Despinette e Carla Poesio alla Fiera di Bologna 2012
Come ogni anno, nel mese dopo la Fiera di Bologna, Carla Poesio ha condotto una giornata di approfondimento sui temi emersi nella kermesse bolognese, organizzata dalla rivista Liber e destinata principalmente ai bibliotecari e agli insegnanti, nelle sale della Biblioteca di Villa Montalvo, a Campi Bisenzio, vicino Firenze.

La Biblioteca di Campi è una delle grandi biblioteche pubbliche della Toscana (abbiamo parlato spesso, ricorderete, di quelle di Scandicci e Sesto Fiorentino) e credo che torneremo sull’argomento. Nell’occasione Carla ha organizzato il suo approfondimento raccontando sì la Fiera ma intervistando poi tre ‘professionalità’ diverse e convergenti che, di quanto successo a Bologna, potessero offrire spaccati particolari.

Maria Chiara Bettazzi, editor di Giunti, si è soffermata principalmente sul principio di serialità (che Carla Poesio aveva indicato come tra i momenti più interessanti emersi a Bologna) e su come si tenda a creare una sorta di affezione alla lettura reiterando personaggi e situazioni che devono diventare familiari ai giovani lettori e esemplari per varietà di esperienze e comportamenti. Bettazzi ha fatto principalmente riferimento alla nuova serie Giunti Un divano per dodici, con i testi di Elisa Puricelli Guerra, che dovrebbe avere cadenza mensile.


Antonio Ferrara ha incantato gli ascoltatori con i racconti che danno origine alla sua recente esperienza di scrittore. Batti il muro e Ero cattivo, quest’ultimo presentato proprio a Bologna, nascono da episodi all’apparenza poco importanti, ma si ampliano e prendono forma quando dal fatto biografico o aneddotico si passa all’universo dell’invenzione letteraria.


Andrea Rauch, grafico e editore di Prìncipi & Princípi, e quindi redattore di questo blog, ha raccontato il rapporto editoriale tra i grandi classici della letteratura e la grande illustrazione e ha sottolineato come l’illustrazione non sia soltanto un’aggiunta al testo da sfogliare ma un modo per entrare in contatto e in sintonia con la storia. Una captatio benevolentiae che avvicina il libro ai lettori.

martedì 24 aprile 2012

A Laputa, tra le nuvole



“Laputa, l’isola volante o galleggiante è perfettamente circolare, con un diametro di 7837 metri (cioè circa quattro miglia e mezzo) e per conseguenza si estende per circa 10.000 acri, mentre lo spessore è di trecento metri. Il fondo, o superficie inferiore, che appare a quelli che lo guardano da sotto, è una lastra liscia e regolare di diamante, spessa circa duecento metri, e sopra vi è uno strato di terra fertile, profondo tre o quattro metri.” (Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver)

Per il pomeriggio o la serata di mercoledi 25 aprile non prendete impegni perché da qualche parte nella vostra città, magari in un cinema non propriamente centrale, o in una delle tante multisale, è in uscita Il castello nel cielo, a ventisei anni dal suo debutto in Giappone. Novità non freschissima, quindi ma gli ultimi tempi ci hanno abituato alle uscite in differita delle pellicole storiche di Hayao Miyazaki e quindi un po’ ci siamo abituati. Dopo Totoro e Porco Rosso ecco quindi questo Laputa, vagamente, solo vagamente, ispirato ai Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift. Abbastanza superfluo riassumere la trama. Ci contenteremo quindi di rilanciare in rete, come viatico, alcuni trailer dei film del grande animatore e regista giapponese.


lunedì 23 aprile 2012

Fiabla-bla


Una volta la chiamavamo 'la sindrome de L’Espresso-Panorama' ed era l’atteggiamento per cui, se uno dei due settimanali recensiva un libro o un film particolari, l’altro, quello arrivato in ritardo, se ne asteneva rigorosamente, quasi che quel libro o quel film avessero perso ogni interesse per i suoi lettori.
Era un atteggiamento stupidamente infantile ma c’è venuto in mente questa mattina aprendo il blog di Anna Castagnoli, Le figure dei libri, che riporta una pagina dedicata al libro di Fausta Orecchio e Oliver Douzou, Fiabla-bla.
Avevamo programmato per domani un intervento su quel libro, che Orecchio Acerbo aveva presentato alla recente Fiera di Bologna e, confessiamo, ci ha bruciato un po’ essere battuti sul tempo. Comunque, visto che non siamo affetti dalla sindrome di cui si diceva, lo mandiamo in rete, aggiungendo, per buon peso, il link al blog di Anna, che val sempre la pena leggere.


Tra forme e parole


Fiabla-bla risente inevitabilmente del mestiere dei due autori, Fausta Orecchio e Oliver Douzou, entrambi editor, grafici e art director e risente, ci par di capire, di una loro, non sappiamo quanto inconfessata, passione per i libri, per le storie e per il gioco.

Gli autori si dichiarano subito: Fausta ha individuato otto frasi, settantasette parole in tutto, tratte da otto famose fiabe e Oliver ha individuato dodici ‘forme smarrite sotto il suo materasso’.

Quante cose si possono fare con settantasette parole e dodici forme, quante storie ricostruire o reinventare? Molte, moltissime, infinite, combinando e shakerando le parole e restituendole in forme nuove e eccentriche rispetto alla norma.


Col passare del tempo un anatroccolo si trasformò in cigno può diventare  
Col passare del tempo un cigno si trasformò in anatroccolo ma qui siamo ancora nel caso più semplice perché ancora all’interno della stessa fiaba.
Ma se ne aggiungiamo un’altra, di fiabe, o più d’una, mescolando le parole si ottengono frasi che hanno ancora un senso, che sono ancora riferite alle fiabe originarie, ma che sembrano dettate da un narratore in preda a fumi acidi.




La nonna si mangiò il soldato mentre affondava e con un baciò liberò il lupo.
La bambina senza una gamba mise in salvo il re.
Un giovane pisello si travestì da ballerina.


E le forme possono essere assemblate tra loro seguendo l’estro e le suggestioni delle parole, o possono incastrarsi in percorsi dal senso distorto o equivoco.

Un re liberò un pesce e un pescatore diventò sua moglie.



È un raffinato gioco combinatorio e riesce a creare pagine di folle bellezza. Ma la ‘combinatoria’ è affare da grafici e non stupisce quindi che Fausta e Oliver la controllino con tanta divertita sapienza, passando disinvoltamente dagli incipit di Italo Calvino alle costruzioni tipografiche di El Lissitskij, dalla scienza eterologica di Berlinghiero Buonarroti agli slittamenti di senso di Raymond Queneau o Bruno Munari.



La bellezza è, naturalmente, sempre negli occhi di chi la vede e queste pagine ci sembrano bellissime e le storie che ci raccontano comunque affascinanti. Ci verrebbe voglia di continuare quelle narrazioni e sapere dove ci porta, ad esempio, Un pescatore cercava un pesce nascosto sotto un materasso. Quasi certamente accanto al pesce ci sarà, sotto quel materasso, una nonna che sta mangiando un lupo e tutti, pescatore, pesce e nonna si faranno una zuppa di piselli insieme alla sirenetta…

Ma questo è un gioco che potrete giocare da soli, con le parole e le forme che gli autori allegano in calce al loro libro e che serviranno, c’è bisogno di dirlo?, a inventarsi e raccontare nuove storie ancora più fantastiche, ancora più folli.


Fausta Orecchio, Oliver Douzou, Fiabla-bla, Orecchio Acerbo, euro 15,00

domenica 22 aprile 2012

Libri recuperati. 20. Baldo Ribaldo

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.

20. Maurice Sendak. Baldo Ribaldo
 


Hector Protector was dressed all in green;
Hector Protector was sent to the Queen.
The Queen did not like him,
Nor more did the King;
So Hector Protector was sent back again.


Baldo Ribaldo di verde vestito
 Venne dai suoi alla regina spedito

 Ma la regina non ne volle sapere
 Nemmeno il re lo volle trattenere
 A casa, non gradito, venne rispedito



Maurice Sendak, Baldo Ribaldo, Emme edizioni, 1982