martedì 31 gennaio 2012

Atak, nel frattempo...


Si inaugura il 4 febbraio alle 18, e sarà aperta fino al  24 febbraio, nel locali dell’ Associazione culturale Hde, Piazzetta del Nilo 7, Napoli, la mostra Meanwhile.., antologica dei fumetti e delle illustrazioni di Atak, che arriva a Napoli dopo un tour lungo un anno che ha fatto tappa in tutta Europa, da Lucerna a Colonia a Monaco a Londra a Parigi.


(dal comunicato stampa) Un passato da punk, un amore folle per il mondo pop americano, la scena underground della Berlino Est: queste le chiavi per accedere al "mondo matto" dell'illustratore e fumettista Georg Barber (in arte Atak, Francoforte sull'Oder, 1967).
E una furia sperimentale, che attinge a fonti variegate, dalla stampa tradizionale alle contaminazioni pubblicitarie alle strisce di inizio Novecento, con voracità collezionistica e urgenza espressiva.

Il risultato è un corpus compatto di opere che fotografa la vague emersa dalle ceneri della Germania divisa e poi riunita, di cui Atak è indiscusso protagonista: come fumettista, in primo luogo, con le pseudo-fanzine "Wondertüte" (1997); quindi come illustratore, giornalista e disegnatore irriducibile a schemi e logiche di scuola, un outsider artist sempre oscillante tra inquietudine lunare e giocosa eleganza.

Mondi rovesciati, miti stravolti, classici rivoltati come calzini: Atak procede come una ruspa nei giardini delle iconografie convenzionali, calpestando e rimestando universi, per poi spremerne microcosmi immaginari dotati di una singolare, indefettibile, emozionante verità oltre lo specchio. Valgono da manifesto le illustrazioni di Mondo Matto, primo volume dell'artista edito in Italia da Orecchio Acerbo.
Nella mostra proposta a Napoli, fumetti e illustrazioni declinano una galleria di stili, tecniche e supporti, un Pop Expressionism originalissimo e tutto tedesco.



lunedì 30 gennaio 2012

Storia lunatica

Nel 1812 fu pubblicata Kinder und Hausmärchen la raccolta delle Fiabe dei Fratelli Grimm. Una data da ricordare, duecento anni tondi tondi, e che sarà certo ricordata, usata e abusata durante tutto l'anno. Noi cominciamo subito. Uscirà infatti il 2 febbraio in libreria il libro di Andrea Rauch, La luna, rielaborazione di una fiaba, appunto, dei Fratelli Grimm. L’albo, nella collana Fiabe, sarà messo in vendita al prezzo di 12,00 euro.



Una luna che viene da lontano
Andrea Rauch

Mi si scuserà se, almeno per questa volta, sarò costretto a usare spesso il pronome io e il possessivo mio, ma, visto che la storia è strettamente personale, mi ci vedo necessariamente costretto.


Dunque, in questi giorni viene consegnata al distributore, perché la mandi in libreria, una fiaba dei Fratelli Grimm, rielaborata e progettata da chi scrive questa nota: La luna.
Perché scelsi (poi dirò anche perché uso il passato remoto) una fiaba relativamente poco nota è presto detto e me ne faccio forte anche nel retro di copertina del libro: perché Italo Calvino, nella sua prefazione storica al volume delle fiabe dei Grimm edito da Einaudi, giudicò La luna fiaba “perfetta” tra quelle dei due scrittori tedeschi.

Prove, 1977
Lasciamo la parola a Calvino: “Se dovessimo dichiarare quale è per noi la storia più bella del libro, e la più completa di tutte le anime che lo compongono, diremmo che è La luna: mito cosmogonico pagano, novella paesana, iconografia medievale dell’al di là cristiano, comicità dell’assurdo, sono concentrati in un paio di pagine dove la “voce” popolare e la sofisticazione letteraria fanno una cosa sola.

Appena letta questa nota andai subito, com’è ovvio, a prendere visione della fiaba e Calvino aveva ‘quasi’ ragione: nel senso che l’andamento del racconto mi sembrò ‘quasi’ perfetto, eccetto per l’intervento, deus ex machina, di un improbabile San Pietro che mi parve stonare con il nitore, questo sì ‘quasi’ perfetto, del racconto. Mi presi dunque la libertà di riscrivere i Grimm e, secondo una tradizione comune a tutti i tempi e modi della favolistica, di cambiare qua e là qualche particolare della storia. Quando il testo fu, a mio giudizio, bello e definito, ne disegnai un menabò che mi sarebbe servito come guida alle illustrazioni. Suddivisi il testo per le aperture necessarie e schizzai le situazioni. Non solo: mi presi la briga di elaborare anche due o tre immagini ‘definitive’ che sarebbero state le prime del lavoro. Era l’estate del 1977, quasi trentacinque anni fa.

Menabò, 1977


Prova, 1977

Prova, 1977

Non mi ricordo perché quel lavoro fu abbandonato quasi subito. Forse per mancanza di editore, oppure perché ne fui distolto da impegni nuovi e più urgenti. Oppure per caduta di interesse. O magari per una miscela di tutto questo. Fatto sta che quel menabò fu chiuso in un cassetto dove ha dormito della grossa per più di trent’anni, finché lo scorso anno, appena cominciata l’avventura di Prìncipi & Princípi mi è tornato alla mente, l’ho ricercato nei miei cassetti, ho riletto quell’antico canovaccio e, dopo aver scorso le illustrazioni preparate nel 1977 (irrimediabilmente invecchiate!), ho deciso di percorrere una strada nuova, riferita più alla mia storia personale di grafico che a quella di illustratore.

Menabò, 1977



Il risultato, elaborato in pochi giorni dopo i trent’anni di silenzio, è quello che avete sotto gli occhi e se le prime illustrazioni si erano riferite ad una generica ispirazione (o copia!) dei modi di Tomi Ungerer e Michael Foreman, questa definitiva stesura ripercorre una delle vie maestre della grafica, quell’ars combinatoria che, dalla tipografia costruttivista di El Lissitskji, percorre la storia del visual design del novecento, riaffiora con Otl Aicher e la scuola di Ulm, e da lì si estende a tutti i sistemi di segnaletica urbana e direzionale recenti.

El Lissitskji

Otl Aicher

Le tevole della Luna sono assemblaggi di elementi geometrici (perlopiù circonferenze ma anche quadrati, segmenti di linea, pallini…) che diventano, o perlomeno che cercano di diventare, emblematici. Un po’ il procedimento che Leo Lionni aveva usato per Piccolo Blu e Piccolo Giallo (si parva licet…); elementi minimi che si mescolano tra loro, prendono forza e significato dalla vicinanza o dal contrasto con altri elementi simili, finiscono per raccontare una storia esemplarmente simbolica, e possono, con il variare delle posizioni nella pagina, assumere altri significati e suscitare nuove emozioni. Senza dover ricercare, come trent’anni prima, i propri padri nobili nei disegni di Tomi Ungerer o Michael Foreman

Menabò, 1977


domenica 29 gennaio 2012

Libri recuperati 12. Questa è Susanna

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.

12. Jeanne Willis, Tony Ross. Questa è Susanna

Personalmente siamo sempre stati irritati dal politically correct, l’abitudine stucchevole di aggirare i problemi con perifrasi più o meno ‘corrette’ o comunque in grado di non urtare suscettibilità permalose.
Quindi oggi le parole sono quasi scivolate via e si è passati da “invalidi”, a “handicappati”, a “portatori di handicap”, a “diversamente abili”. Il senso è lo stesso ma, a quanto pare, la sfumatura lessicale dà alla cosa un nuovo senso, più moderno e rispettoso.

Per dire che questa Susanna, che Jeanne Willis ha scritto, Tony Ross disegnato e Mondadori, per l’edizione italiana, pubblicato (in sostegno della Lega per il diritto al lavoro degli handicappati), è una bambina “portatrice di handicap”, “diversamente abile”, ma ride, canta, vola, dondola, è gentile, dispettosa, triste, felice, timida, turbolenta, arrabbiata, orgogliosa. Susanna dipinge, pasticcia con i colori, fa le boccacce, si dispera se sbaglia, è contenta se fa le cose bene. I disegni, come al solito cordiali e allegri, di Tony Ross, certificano la solarità della piccola Susanna e la sua completa, rassicurante, “normalità” perché Susanna “… sa fare tante cose, proprio come te, proprio come me.

E allora perché non tagliamo la testa al toro e la chiamiamo semplicemente “bambina”?

Jeanne Willis, Tony Ross, Questa è Susanna, Mondadori, 1999.






venerdì 27 gennaio 2012

EurHope. Speranze per il futuro

Illustrazione di Fausto Danielli

L’organizzazione di Smack! Fiera del Fumetto e dell’Illustrazione di Genova bandisce il concorso di illustrazione EurHope – immagini dal futuro. Il concorso è aperto ai giovani fino a 35 anni dei 50 Stati del continente Europeo.

EurHope vuole concentrarsi sull’immaginario degli europei e dei giovani europei con la convinzione che insieme ai percorsi economici e istituzionali l’Europa, al di là dei confini decisi, sarà una realtà forte e positiva quanto più emergerà un immaginario comune capace di rendere la convivenza tra differenti culture, la creazione di nuove culture, la sostenibilità sociale, ecologica, economica un obiettivo condiviso e desiderabile.

Smack! Fiera del Fumetto e dell’Illustrazione di Genova terrà la sua seconda edizione il 19–20 maggio 2012 e costituirà il primo appuntamento pubblico per i lavori premiati e selezionati. Premiazione dei vincitori e inaugurazione delle mostra delle opere vincitrici e di quelle selezionate il 19 maggio 2012 nell’ambito di Smack!

La Giuria del concorso è presieduta dal critico e storico dell'immagine Ferruccio Giromini ed è composta dal fumettista Massimiliano Frezzato, dalla titolare di Grrrzetic Edizioni Silvana Ghersetti, dal fumettista presidente dell’Associazione Illustratori Ivo Milazzo, dalla disegnatrice e direttrice di “Scuola di Fumetto” Laura Scarpa, dall’umorista satirico Vauro Senesi e, per Smack! da Enrico Testino.

Per le migliori opere vengono messi in palio tre premi:
1° classificato: 1.500,00 euro
2° classificato: 1.000,00 euro
3° classificato: 500,00 euro

La partecipazione è gratuita. Ogni autore o gruppo può inviare da una a tre opere in riproduzione cartacea, con stampa formato cm 30x30. Verrà premiata una sola opera per autore. Alcune delle opere selezionate verranno pubblicate su “E–il mensile” rivista di Emergency. I tre primi classificati verranno ospitati a Genova per la notte del 19 maggio successiva alla cerimonia di premiazione. Con le opere selezionate verrà realizzata una mostra documentata da un catalogo.

Info, regolamento e scheda di partecipazione al concorso:
www.smackcomics.it
www.eurhope.net

giovedì 26 gennaio 2012

Quarantasette anni da Oscar

Illustrazione di Mario Tempesti

È appena il caso di ricordare che le esigenze di un grande editore (‘generalista’ come si dice, oggi, con parola in uso!) non possono legarsi ad una strategia di immagine troppo rigidamente prederminata. Nella grafica, come in molte altre cose della vita, non tutti i gatti sono bigi, e dare risposte differenziate a esigenze diverse è sempre opportuno, spesso indispensabile. Diventa allora importante capire come la storia di una grande casa editrice sia la somma di mille piccole storie diverse, ognuna con una peculiarità e una logica, culturale e commerciale. Il romanzo best-seller non potrà essere trattato come il saggio di antropologia, il libro giallo sarà cosa diversa dalla silloge di poesia. E così via elencando.
Lo scorrere del tempo, l’aggiornarsi delle tecnologie, le esperienze acquisite, le mode che si modificano, sono altre delle dinamiche con cui é necessario confrontarsi.

Copertina n.1 Oscar Mondadori, 1965
L’uscita degli Oscar Mondadori, il 20 aprile 1965 (quarantasette anni fa, mica male!), fu una grande rivoluzione nella diffusione del libro in Italia. Gli Oscar uscivano in edicola, non più e non solo in libreria; erano romanzi  di ottima dignità culturale, difficili a volte, erano a basso costo (350 lire per quelle lontane uscite). Il primo numero, Addio alle armi di Ernest Hemingway, vendette 210 mila copie in una settimana, fin quando fu sostituito in edicola dalla Ragazza di Bube di Carlo Cassola. I primi 52 titoli vennero diffusi in quasi 8 milioni e mezzo di copie.

L’idea iniziale, ebbe a dire Bruno Binosi che fu l’art director della prima serie, era semplicemente quella di avere a disposizione un contenitore per ristampare alcuni titoli di successo. Poi la collana si disarticolerà in molte sezioni, in centinaia di rivoli dove sarà a volte difficile intravedere il punto di contatto e la logica grafica complessiva: Narrativa italiana e straniera, Gialli, Fantascienza, Poesia, Saggi ecc.


Si calcola che fino al 1985 gli Oscar Mondadori abbiano venduto oltre 120 milioni di copie. La cifra ad oggi è probabilmente incalcolabile.

Illustrazione di Mario Tempesti
Illustrazione di Mario Tempesti
Illustrazione di Mario Tempesti

La storia degli Oscar Mondadori comprende, ovviamente, molte storie ‘grafiche’ eccellenti, alcune addirittura magnifiche. Negli anni hanno collaborato in maniera continua con gli Oscar gli art directors Bruno Binosi, Federico Luci, Giacomo Callo, Giorgio Seppi, gli illustratori e designers Paolo Guidotti, Karel Thole, Mario Tempesti, Ferruccio Bocca.

Ferenc Pinter, uno dei collaboratori più continui della casa editrice, creerà intorno ad alcune serie di volumi una vera e propria ‘mitologia’ grafica.

Illustrazione di Ferenc Pinter

I romanzi di Georges Simenon con il commissario Maigret protagonista costituiranno, nel tempo, un ‘insieme’ che, per adesione continua dell’illustratore al tema, non esitiamo a definire magistrale.
La faccia e il corpaccione pesante di Gino Cervi, che dette al commissario l’immagine televisiva, sono per Pinter il punto fermo di una serie infinita di variazioni sul tema, dove il virtuosismo dell’artista si spiega e si adatta senza sosta né cadute di ispirazione. Sono acquarelli, tempere, segni di pennarello: tutti trattati con una ‘divina’ nonchalance che seduce e incanta. Uno dei cicli grafici più ispirati e conseguenti della storia dell’illustrazione e dell’editoria italiana.

Illustrazione di Ferenc Pinter
Illustrazione di Ferenc Pinter
Illustrazione di Ferenc Pinter
Illustrazione di Ferenc Pinter


mercoledì 25 gennaio 2012

L'immagine di Fiorucci: tra citazione e innovazione


Dalla fine degli anni sessanta, quando Elio Fiorucci fondò a Milano la sua azienda di abbigliamento e la celebre griffe, il suo stile grafico e comunicativo è stato, paradossalmente, l’assoluta mancanza di stilemi definiti e il ricorrere continuo a una specie di bric à brac comunicativo. Un fai da te estremamente efficace comunque. Quello di Fiorucci è stato, infatti, un continuo ricercare dentro la grafica per trarne ‘vecchie’ immagini che diventano ‘nuove’ con il riuso contestualizzato. Il mondo più genuinamente ‘fiorucciano’, in quei primi anni di attività, che vedono l’espansione dell’immagine aziendale e il proliferare di negozi in tutto il mondo, si rifà dunque alle correnti umorali della Pop Art e dell’underground americano, anch’esse filtrate dall’esperienze grafiche, soprattutto americane anch'esse, degli anni Quaranta e Cinquanta, dai fumetti di Brick Bradford e Dick Tracy ad esempio.




I grafici e gli illustratori che lavorarono allora per Fiorucci (Oliviero Toscani, Augusto Vignali, Carlo Pignagnoli, Sauro Mainardi, Mizio Turchet ecc.) scoprirono l’esistenza preziosa di quei metaforici ‘magazzini di immagini già date’ che, variamente intrecciati e mescolati, potevano contribuire a formare una poetica grafica nuova. l'innovazione e la reiterazione del già visto.




L'immagine di Fiorucci si affermò dunque contraddicendo tutti i parametri della grafica sistematica di scuola ‘italiana’, senza assumere il ‘marchio’ come elemento centrale e irrinunciabile. Ogni manifesto, ogni sticker (ne furono disegnati e prodotti centinaia), ogni etichetta, disegnava il logotipo Fiorucci in modo diverso e originale, legandosi solo alla fantasia e alla voglia del momento e mostrando un’anarchica e salutare irriverenza per il concetto ‘sacro’, allora, di Immagine Coordinata.
Senza ‘metodo’ Fiorucci riuscì a costruire un metodo grafico ‘fortissimo’. Un’immagine perfettamente riconoscibile che si declinava per sommatoria di immagini diverse. Quella che allora i teorici chiamavano ‘grafica debole’, diventava, per reiterazione e capacità di diffusione capillare, una grafica fortissima e vincente.








martedì 24 gennaio 2012

Nessuna differenza?! Qualche differenza!



Riuscite a vedere le differenze tra i disegni e le foto?
Sono le stesse situazioni: bambini che alzano le mani, bambini con una stella sul petto, o che indossano un giubbotto a strisce.
Situazioni simili però solo in apparenza, perché contrappongono la normalità dell'oggi, quella che ogni bambino può incontrare nella sua vita quotidiana, ad avvenimenti orrendi che si spera e si crede non debbano più ripetersi.
Situazioni a confronto, che impongono l'uso della memoria perché, come ha detto un grande poeta “... il ventre che ha partorito quel mostro è ancora gravido!
Sta a noi riconoscere, oggi come ieri, qual è la differenza!

Matteo Gubellini, Nessuna differenza?!, Prìncipi & Princípi, 2011.
In occasione del Giorno della Memoria, 27 Gennaio.